Grande e straordinario ”muscolo della vita”; sottile, forte, impari, centrale, asimmetrico nella sua forma ed anche nella sua funzione.
Formato da una cupola che nella realtà non ha mai una forma simmetrica come viene rappresentata nelle varie immagini.
È il muscolo principe della respirazione; divide ed al tempo stesso unisce due grandi cavità: la parte superiore, respiratoria e la parte inferiore, viscerale. Viene perforato ed attraversato da grandi tronchi vascolari e dall’esofago per portare il cibo fino al sottostante stomaco ed intestino.
Nel tempo, il suo movimento spesso ridotto… e la sua forma modificata…, risultano essere il prodotto finale di tutto ciò che ha dovuto subire nel corso della vita: dal tipo di emozioni e di stress, alla condizione dei visceri, alla forma del torace; al tipo di lavoro e sforzi che ha sostenuto la persona, alla forma ed ancoraggio del cuore a lui adesso attraverso il pericardio.
Se vogliamo ben comprendere la sua vita e le sue peripezie, basti pensare a quelle persone con una enorme pancia, in cui il volume dello stomaco, il volume del fegato, il volume dei visceri e del grasso viscerale fungono da seri ostacoli ad ogni atto inspiratorio. È così tanto lo sforzo a scendere per inspirare (introiettare aria), che alla fine dei suoi costanti sforzi, nel tempo, lui tenderà a rimanere contratto, “bloccato” verso l’inspirazione; ovvero verso il basso, riducendo così la sua corsa naturale verso la risalita, ovvero il “lasciare uscire l’aria” viziata. Tale alterazione e “riduzione di movimento” (quando i movimenti sono fisiologici fungono anche da “pompa per i fluidi” interni), ovviamente si rifletterà su una serie di organi e funzioni; per esempio il ritorno venoso e linfatico dagli arti inferiori non solo non sarà favorito, ma sarà addirittura ostacolato dalla iper-pressione endo-addominale per colpa del suo ridotto movimento de-compressore e della sua alterata posizione…, più bassa del dovuto.
Per questa stessa ragione, lui è anche il principale diretto responsabile del “reflusso gastro-esofadeo”, del “cardias beante”, dell'”ernia iatale”.
La sua posizione bassa, a ridosso dei visceri, si scopre essere responsabile della pancia gonfia e debordante e molto spesso anche delle incontinenze, delle difficoltà di evacuazione, etc.
Data la sua posizione più bassa del dovuto per le ragioni espresse sopra, lui diviene anche uno dei principali elementi di disturbo della parte alta, agendo da trazionatore verso il basso a carico del cuore, della parte del mediastino…, ed attraverso questo stesso arriva ad agire sullo ioide e dunque su tutti i muscoli che dall’osso ioide arrivano alla bocca, alla lingua, al collo, alle cervicali.
Insomma, non si scherza con il diaframma.
Ma, se proprio dobbiamo essere giusti, dobbiamo riconoscergli anche la componente di vittima di un sistema molto complesso, in cui lui si trova a dover rispondere pedissequamente ad ogni stato emotivo di allerta, ad ogni disagio fisico. Nulla lo lascia indifferente!!!
Ma allora, in un trattamento posturale, come ci si deve comportare? Dove agire in primo luogo? Ignorarlo…, trattarlo da vittima… o da carnefice? È veramente sufficiente fare la classica “respirazione addominale diaframmatica” tanto decantata? Assolutamente no!!!
In un sistema tanto complesso si deve conoscere la sua dinamica alla perfezione. E proprio perché lui è il regista delle catene e particolarmente sensibile ad ogni stato emozionale o fattori traumatici, deve essere sempre considerato, valutato e coinvolto nel piano terapeutico in base alla storia clinico/temporale degli eventi della vita di quel singolo paziente.
Dobbiamo anche ricordarci che le sue tre porzioni (anteriore, media e posteriore), hanno movimenti diversi, fattezze e composizione proteica diverse e dunque velocità e resistenze diverse. Come tali subiranno impatti adattativi diversi.
Il suo trattamento a prescindere deve essere fatto tenendo conto di come si è posizionato e di come si è adattato. Se la sua corsa è ampia o breve, se la sua posizione prevalente è alta media o bassa. Se è lui che comprime i visceri o sono loro a perturbare il diaframma.
Inoltre, ogni trattamento che gli si riserva, avrà effetti completamente diversi in base alla posizione del corpo che adotteremo nel trattamento ed alla messa in tensione delle catene o non, di cui lui ne è corresponsabile.
Dopo quasi 40 anni di osservazione clinica in ambito posturale, non ho più dubbi sul fatto che la “postura decompensata” ed una azione di “allungamento globale” delle catene, sia il modo migliore per ottenere nuovamente “funzionalità del sistema” ed “azzeramento dei dolori”.
Ed ecco che le “posture decompensate”…, la ricerca e la messa in relazione dell’effetto con la causa, si rivelano strategie speciali e producono risultati davvero straordinari.
Ecco una foto di come il diaframma possa deformarsi durante la vita. Ora non ditemi che la vita non ha il potere di “formarci e poi anche…deformarci”.
(D. Raggi)




Prof. DANIELE RAGGI
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