I “COMPENSI ANTALGICI” STANNO ALLA POSTURA… COME I “COMPENSI EMOZIONALI” STANNO ALL’ANIMA.
Quando il corpo vive disagi, dolori, limiti, la soluzione che lui adotta consiste nel creare compensi adattativi, compensi antalgici, compensi “funzionali vicarianti”; come tale, si storta, si piega, riduce le funzioni o le delega ad altre aree pur di “sopravvivere”. Una serie di tentativi per non perdere troppi privilegi della “confort zone”. Ma, i suoi espedienti, di fatto sono solo espedienti…, perché non è in grado di mettere in atto vere e proprie soluzioni; non sa risolvere alla radice questo tipo di problemi posturali. Ne è conferma il fatto per cui il sistema si è specializzato nel “creare compensi” al fine di ridurre i disagi e le sofferenze; “strategie alternative” per sopravvivere al meglio.
Alla stessa maniera si comporta l’anima; quando la persona stessa è depressa, quando è in crisi, quando non ha stimoli, inizia a cercare “soluzioni compensative”. Lo fa attraverso la ricerca di “stimoli” forti, “emozioni intense” per provare quel brio che faccia “sentire viva l’anima” “dentro al petto”. Quando l’anima va in crisi, significa che ha “interrotto il dialogo” con se stessa; oppure non si piace più, ha perso fiducia nei propri mezzi (parallelamente come per il corpo se deve fare una lunga camminata o una corsa o una performance e non si fida più dei propri mezzi perché è successo qualcosa che non va…) ed allora si deprime e non sente più “scorrere la vita” dentro di sé. Inizia così a mettere in atto “azioni compensative”: emozioni forti o violente che la facciano sentire viva. Come soluzione può iniziare ad ingozzarsi di cibo…, oppure a fare sesso in modo aberrato o animalesco. Può arrivare a sperimentare droghe, a praticare sport estremi per riuscire a sentire scorrere dentro di se i “brividi della vita”…, che altrimenti non sentirebbe più. Oppure si trova a dover dimostrare costantemente agli altri di essere migliore per avere un po’ di ammirazione dagli altri (cerca “benzina” dagli altri). Così cerca di farsi notare, mostrando in modo spasmodico il suo possente fisico…, o il seno prominente, i glutei che attraggono, gli occhi che catturano, il sorriso smagliante ed accattivante. Per altri invece può essere più facile o conveniente cercare di rivestire ruoli di potere o di controllo per arrivare a sentire il “potere dentro di sé”… ed essere ammirati per le proprie capacità.
Insomma deve provare emozioni forti…, ricevere consensi forti… e tutto ciò che la può fare “sentire viva”. In altre parole deve “compensare il vuoto interiore”, il “dolore impietoso dell’anima depressa” con queste “forme compensative antalgiche”. Ciò avviene quando la persona ha dimenticato o smarrito la “semplicità dell’essere” senza per forza “dover essere”…, ma semplicemente vivere. Ma, quando ci si dimentica di se stessi, si perde la possibilità di “dialogare con se stessa”…, arrivando al bisogno del “consenso altrui”. In questi casi si è perso la gioia del “vivere il presente” del “qui ed ora” senza bisogno di nulla se non di “sentire se stessa”. La persona ha dimenticato che si può meditare, che si possono fare cose semplici o anche importanti che permettano di sentirsi bene, all’altezza della situazione di ciò che si vive senza “dover passare” dagli altri.
In ultima analisi…, si scopre che non vi è molta differenza fra i “compensi antalgici del corpo” ed i “compensi antalgici dell’anima”.
(D. Raggi)
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