LE SCARPE A “SEMILUNA”, FRA IL BENE… E IL MALE…
Sappiamo tutti che il corpo si può muovere grazie all’attivazione dei muscoli; sono loro che muovono e gestiscono le ossa (articolate fra di loro a formare articolazioni). Tutto ciò grazie agli impulsi del sistema nervoso provenienti dall’unita centrale, dal cervello…, a sua volta gestito da una volontà. Il movimento coordinato é gestito attraverso un sistema complesso che utilizza schemi centrali e catene neuro-muscolari.
Ogni articolazione è uno “snodo”, una possibilità di movimento; ma allo tempo stesso ogni articolazione è anche un “punto debole”. Infatti, gli unici punti in cui possono avvenire alterazioni della postura, compensi o adattamenti, sono proprio a carico delle articolazioni. Le “postura di difesa” si possono attuare solo grazie ad una attivazione del sistema nervoso, dunque attraverso una “modificazione del tono” per ridurre o bloccare il movimento che causa dolore…; ovviamente le articolazioni sono coinvolte com effetto.
Quando vi è un disagio o vi sono eccessi di tensioni, le articolazioni fungono da parafulmine: accusano e poi assorbono il colpo…, si adeguano, compensano in svariati modi (filexun, recurvatum, compressioni, intra o extra-rotazioni…, etc., in modo tridimensionale.). Grazie a tali compensi, esse rappresentano delle “via di fuga”…, per evitare “temporanee” sofferenze. Spieghiamo meglio questo concetto. Se il nostro corpo fosse costituito solo da 5 articolazioni, avremmo sia meno possibilità di movimento, ma anche solo 5 articolazioni in cui “nascondere” i “compensi antalgici”, ovvero solo 5 “vie di fuga” (oppure denominate aree tampone). Appare dunque ovvio che più articolazioni ci sono, maggiori sono le opportunità di movimento articolato; al tempo stesso, più articolazioni significano anche altrettante possibilità di adattamenti compensativi…, tante “vie di fuga”. E ciò appare positivo. Ma, tante “vie di fuga compensative”, significano posture più complesse, articolate e caotiche…, passibili dunque anche di disfunzioni e dolori…, difficili poi da ricondurre ad espressioni di sano movimento.
Si può già immaginare quale complesso gioco il “sistema nervoso” e le “catene muscolari” debbano gestire pur di sfuggire dai limiti e dai dolori nel tentativo di mantenere le funzioni. Il tutto nel rigoroso rispetto della 1ª legge della postura…, legge del “non dolore”, della 2ª legge, l’economia dei gesti… e della 3ª legge, la salvaguardia delle funzioni.
Ora entriamo in merito al valore ed al significato posturale delle scarpe. Esse, interposte fra corpo e terreno, rappresentano un inevitabile e funzionale sistema “intermediario adattatore”. Una scarpa da ginnastica, con la sua “adattabilità”, sarà dotata di un grado maggiore di possibilità di “adattamento plastico” al suolo, rispetto ad una scarpa di cuoio rigida. Essendo il piede un “organo di moto” ma anche un “organo di senso”, va da se che se si camminasse scalzi sarebbe un vantaggio a favore della percezione, della stabilità e dunque della postura. In questo contesto, le “fivefingers” rappresentano una soluzione intelligente in quanto la componente di intermediazione é ridotta al minimo. Meno intermediari…, meno costi…, meno compromessi…, meno deformazioni…, ma anche, in questo caso, meno vantaggi di tutela da traumi o ferite.
Tanto più la suola é alta, spessa e rigida, tanto più la componente sensoriale del piede ne pagherà le conseguenze; inevitabilmente ne risentirà anche la postura perché l’equilibrio corporeo, gli occhi ed il vestibolo, avranno un nemico in più: la suola intermediatrice e limitatrice.
Se da un lato le scarpe ci proteggono da certi contatti accidentali di un terreno pericoloso, dall’altro irrigidiscono o deformano la struttura del piede e ne limitano la libertà di espressione. Tale limite dovrà essere compensato dalla vista e dal vestibolo e dunque da tutta la postura.
Come ben sappiamo ogni costruttore di scarpe crea dei plantari che reputa essere il meglio per quel tipo di scarpa. Ma va da se che risulta impossibile creare un plantare che sia adatto a tutte le persone indistintamente.
Anzi, dovremmo dire che i plantari non andrebbero creati di default. La volta plantare, che richiama un arco gotico, ha proprio il compito di “ammortizzare” i carichi sovrastanti. Se la volta si trova appoggiata ad un plantare più o meno rigido, non potrà assolvere al compito di ammortizzatore, scopo per cui essa è stata creata dalla natura nei millenni di adattamento (sia sul piano filogenetico che ontogenetico).
Sotto il profilo posturale, va detto che il piede…, unico elemento di contatto e rapporto con la madre terra, è il più grande “intermediario-adattatore-
Quindi lui non va corretto, lui va capito, comprendendo per quale logica discendente si sia adattato o deformato. La % di reale responsabilità del piede stesso, é piuttosto bassa. Ciò vale per la quasi totalità di alterazioni del piede.
(Anni fa abbiamo fatto una bellissima tesi di ricerca all’Universita Cattolica con 114 soggetti analizzati in relazione alle calzature indossate ed agli adattamenti posturali.
La tesi confermava perfettamente tutte le ipotesi qui sopra espresse, attraverso vari test, pedane stabilometriche e baropodometriche).
Quando il piede non può più accogliere e soddisfare le esigenze discendenti con forme compensative adattative (perché si è già adattato al limite delle sue possibilità…, oppure perché é stato corretto con un plantare inadeguato), tutte le informazioni discendenti che richiedono un ulteriore adattamento al piede, vengono rimbalzate automaticamente verso l’alto…, cercando aree compensative ascendenti (e non discendenti come banalmente si può credere). A quel punto le informazioni discendenti e quelle nuove ascendenti di rimbalzo, si scontreranno nelle stazioni con maggiore disponibilità (ginocchia, anche, bacino, colonna, etc.). Saranno proprio queste nuove aree tampone di compenso in cui si creeranno le prossime nuove patologie.
Per esempio se una persona che soffre di mal di schiena ed indossa nuove scarpe rigide, potrà avere sensibili peggioramenti. Si potranno avere invece miglioramenti del mal di schiena solo nella misura in cui indosserà calzature con buona capacità plastica di adattamento oppure quando le stesse scarpe inizieranno a consumarsi ad immagine e somiglianza delle aberrazioni discendenti.
Come già detto, se la scarpa é troppo rigida e poco adattabile alle problematiche discendenti ed alle asperità del suolo, le informazioni rimbalzeranno e poi cercheranno qualche area di compenso in qualche stazione più alta.
Ora prendiamo in esame quelle scarpe che hanno la base di appoggio a semiluna; quelle che vengono vendute per migliorare la postura, il mal di schiena o per tonificare i glutei e la schiena, etc. Quelle scarpe che si dice siano nate imitando le dinamiche deambulatorie di una popolazione indigena. Premetto che non è mio intento o interesse denigrare nessun costruttore di scarpe o nessuna idea diversa dalla mia; solo esamino la dinamica di movimento del piede in relazione tale tipologia di scarpe.
Anni fa venne in studio una paziente lamentando dolori alle ginocchia. Disse di avere iniziato a soffrirne circa un anno prima, ma che questi dolori erano poi scomparsi utilizzando le scarpe che aveva ora ai piedi…, giusto quelle a semiluna. Ma da circa 6 mesi, i dolori erano ricomparsi, più forti di prima, nonostante calzasse proprio le stesse scarpe che avevano fatto sparire il dolore.
Le chiedemmo di mettersi in piedi, comoda, in “postura abituale”, con ai piedi le sue scarpe, giusto per vedere i suoi atteggiamenti; solo più tardi avremmo fatto un esame posturale, completo anche con tutti i dati anamnestici.
Le chiedemmo come stessero le sue ginocchia mentre era lì in piedi… e la risposta fu confortante: “bene”, disse. “ora nessun dolore”. Ma, dopo circa 1 minuto di richiesta di immobilità, senza che neppure se ne fosse resa conto, inizió lentamente ad oscillare col busto avanti ed indietro, rullando delicatamente sulle sue “semilune”. Nonostante io glielo facessi notare, lei quasi non se ne rendeva conto. Stava riproponendo lo stesso meccanismo adottato ogni giorno, ad ogni passo, da quando camminava con quelle scarpe. Ovvero ricercava quel movimento tanto “comodo” che dissipava il dolore…; proprio come avvenuto nei primi 6 mesi. A quel punto io l’aiutai a tenere ferme le ginocchia; trascorso appena un minuto, iniziarono progressivamente i suoi dolori alle ginocchia…, proprio i suoi dolori! Questi sparivano di nuovo quando riprendeva ad oscillare. Questo atteggiamento “dissipatore di spine irritative”, è lo stesso che colpisce molti ragazzini, definiti erroneamente iperattivi. Questi movimenti “parassiti, dissipatori”, ubbidiscono alla 1ª legge del non dolore ed alla 2ª legge, quella dell’economia. Muovere il minimo necessario, quel tanto che basta per non soffrire…, spendendo il minimo possibile.
Ma quale è la dinamica per cui quelle scarpe erano riuscite a far sparire il dolore per mesi? Le semilune, si comportano come una articolazione svincolata…, “aggiunta” oltre ai piedi, non prevista dalla natura. Questa articolazione in più equivale a possibilità di movimento in più, quindi una “via di fuga in piú”; ma anche un costo di gestione in più per il corpo. Ed ecco che un vecchio problema discendente, che non trovava uno spazio compensatore ai piedi, ora poteva trovare la possibilità di essere compensato grazie a questa articolazione aggiunta: le semilune. Ma, ogni “compenso” adottato (postura alterata) al posto di “risolvere” un problema, farà sì che lo stesso problema si ripresenti nel futuro; più subdolo, più dispendioso, creando maggiori disfunzioni. con maggior severità; non si possono risolvere i problemi nascondendoli.
In ultima analisi, ecco la storia completa della paziente: vecchio trauma al tratto cervicale per colpo di frusta. Il dolore non trattato e non compensato al collo, cercò una “collaborazione compensativa” da parte di altri distretti corporei. La posizione compensativa del collo e della testa avevano creato una postura più anteposta. Tutto ciò che succede in alto, si riflette anche in basso, per dare maggio agio a tutto il sistema (le “vie di fuga compensative antalgiche”). Così, avendo spostato il problema ai piedi (non in grado di compensare adeguatamente), l’informazione fu costretta a rimbalzare verso l’alto, fermandosi alla prima stazione disponibile; ecco la nuova sede dei suoi dolori. Ma, allorquando vi fu la possibilità di offrire una “articolazione aggiuntiva” (scarpe a semiluna), l’informazione perturbatrice che proveniva dal collo, trovó, nelle due semilune, una nuova via di fuga, scaricando i vettori di forza al suolo. Ma dopo circa sei mesi, anche questo compenso non risolutivo più sufficiente e l’informazione ritornò nuovamente verso l’alto; il ginocchio tornó ad essere il bersaglio preferito.
Ecco spiegato come le persone che indossano questi tipi di scarpe inizialmente stanno meglio, annullando i propri dolori…; ma poi dopo un po’, sono costrette ad eliminarle perché i dolori riemergono più severi di prima. Nascondere non è risolvere. Dopo aver applicato le posture decompensate e migliorato la curva cervicale, la posizione della testa e dunque il vestibolo di conseguenza, le ginocchia smisero definitivamente di far male. La paziente recuperò salute… e libertà.
(D. Raggi)
Lascia un commento