POSTURA E LEGGE DEL “NON DOLORE”.
(È come se il corpo dicesse: “vorrei…, ma non posso” a causa dei dolori).
Quando vi è l’esigenza di rispettare
un “bisogno primario” (respirare, bere,
mangiare, coprirsi, dormire, etc.),
è fondamentale che anche il
“sistema masticatorio”
sia integro ed efficiente.
Nella misura in cui vi sono disagi
nel “mordere” (dolore ad un dente
manifesto o non, un pre-contatto,
una infiammazione gengivale,
una infiammazione all’articolazione
temporo-mandibolare, etc.),
il “Sistema Tonico Posturale” che deve
provvedere alla sopravvivenza, si trova in conflitto:
deve rispettare un’esigenza primaria
quale il poter mangiare, ma al tempo stesso deve
rispettare anche la “prima legge della postura”
che è il “non dolore”. Ed ecco che di fronte
a questi conflitti, si creano fenomeni di
contrazione/inibizione o di “co-contrazione”:
“vorrei…, dovrei…, ma non posso”.
Il risultato finale è una forma di iper-tono cronico
a carico dei muscoli masticatori; la mandibola
diviene così un elemento rigido
perché “non sa più cosa deve fare” (mordere
per sopravvivere, bloccarsi per non sentire
dolore/disagio). In questo modo l’articolazione
temporo-mandibolare potrà iniziare a soffrire
per compressioni anomale endo-articolari
o alterata posizione condilare.
Al fine di garantire la funzione del “boccone”
e dunque della sopravvivenza, il collo,
in qualche misura cercherà di vicariare
i movimenti della bocca trasferendo le tensioni
fino alla catena posteriore; si modificherà
così l’assetto delle curve creando nel tempo
una ipotetica serie di discopatie.
Vi sarà ineluttabilmente anche un intervento
da parte del diaframma nel tentativo di sollevare
il costato assieme agli scaleni per facilitare
ogni funzione della bocca e lenire il disagio.
Il fenomeno della rigidità muscolare
di cui sopra, può essere valutato
attraverso l’elettromiografia in cui si palesano
attività muscolari anomale, a causa
dell’alterazione della legge “agonista/antagonista”.
La sofferenza che deriva da questi fenomeni
algici/disfunzionali, hanno una valenza profonda,
proprio perché la bocca rappresenta in modo
particolare sopravvivenza e comunicazione
con il mondo esterno: una vera “minaccia
alla sopravvivenza”.
Di fronte al dolore cronico di questo distretto,
il paziente può cadere facilmente in una sorta
di disperazione, sfinimento fisico ed emotivo;
qualcuno finisce in depressione per paura di
non potere più uscire dal “tunnel della sofferenza”
e dalla velata minaccia della sopravvivenza.
Questa minaccia e dolore cronico hanno il potere
di esaurire sia il corpo che la mente del paziente.
Non tutti i professionisti sono disposti o in grado
di comprendere tali sofferenze altrui, additando il paziente
come vittima di forme maniacali di stress immaginario.
Reputo che non debba essere necessario provare
la sofferenza su di se per arrivare a capire il paziente.
(D. Raggi)
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