PROTRUSIONI… ED ERNIE DISCALI…
Anche una protrusione, (senza per forza arrivare ad identificarsi come ernia vera e propria), quando comprime una radice nervosa, diviene causa di dolori importanti o comunque di limitazioni funzionali. La protrusione, va considerata come una sorta di spanciamento del disco che come tale, si sporge oltre ai limiti del bordo della vertebra. Con i pazienti, per far loro comprendere ciò di cui soffrono, uso sempre la metafora del panino alla nutella; ovvero faccio immaginare due fette di pane alte 2 cm, con uno strato considerevole di nutella in mezzo. Poi, al centro dello strato di nutella, faccio immaginare di mettervi un cioccolatino lindt, il “nucleo polposo”. Al paziente questa associazione piace molto: il piacevole ricordo del dolce e la facile comprensione del concetto lo rende attento e partecipe della sua situazione. Ora chiedo di immaginare di doverlo mordere: data la grossa dimensione del panino in altezza, più di 3 cm, tutti in un solo istante capiscono che devono schiacciare il panino da un lato… e che dall’altro la nutella spancierá. Ed ecco la protrusione. Se poi insistiamo con lo schiacciare il panino per poterlo ulteriormente mordere, anche il nucleo polposo potrà scivolare lungo il disco e spostarsi fino al bordo posteriore. Quindi da una semplice protrusione si può arrivare ad una ernia che può comprimere il midollo o le radici. L’ernia può anche uscire letteralmente dal disco e migrare lungo il canale o dove trova maggior spazio.
Ma per soffrire, sappiamo che una semplice protrusione può fare tanto danno, quasi quanto un’ernia.
Sia la protrusione che l’ernia, rappresentano la punta di un iceberg, ovvero l’effetto finale di fenomeni perturbativi del STP; sia che si tratti di traumi, di incidenti che di malocclusioni, disciolsi, cicatrici, etc. Di fatto si parla di recettori starati che causano anomalie ed alterazioni nel sistema delle catene muscolo-fasciali.
Tali eccessive tensioni delle catene miofasciali, sono le responsabili di numerose patologie dell’apparato muscolo scheletrico. Ecco perché si devono intercettare ed agire sui recettori responsabili, agire sulle catene e decomprimere le articolazioni compresse e sofferenti. Per questa ragione utilizziamo posture decompensate proprio per riequilibrare le tensioni delle catene corte. Non si deve quindi mai agire sul punto della protrusione o dell’ernia: quello è solo il punto in cui si focalizza il processo finale, l’effetto, non l’origine. Ogni elemento causa e responsabile della patologia, va indagato, scoperta attraverso la Time Line, attraverso test e “posture decompensate” il cui scopo é quello di “interrogare” le catene e fare emergere le primarietá.
I sintomi di una protrusione a volte sono simili o sovrapponibili a quelli di una ernia discale. A volte sia la protrusione che l’ernia del disco, possono essere completamente asintomatiche: dipende dal punto in cui queste si manifestano. Saranno le compressioni delle radici a dare informazioni precise. In questi casi, quando il quadro non è chiaro, é auspicabile poterci confrontare con una RMN o una TAC che saranno ovviamente prescritte dallo specialista.
A volte si hanno sintomi sovrapponibili a ernie o protrusioni, pur in totale assenza di tali patologie. In questi casi vi sono punti chiave che devono essere testati e che nella stra-maggioranza dei casi, alleviano i sintomi e progressivamente restituiscono la perfetta funzionalità del sistema.
(D. Raggi)
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